Berlusconi, Appello Milano decide interdizione di due anni

Un'immagine dell'ex premier Silvio Berlusconi, in auto mentre lascia il Senato. REUTERS/Remo Casilli

MILANO (Reuters) - La corte d'Appello di Milano ha rideterminato a due anni l'interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi, condannato in via definitiva per frode fiscale, dopo che la Cassazione ad agosto aveva chiesto il ricalcolo della pena accessoria. La corte - arrivata a sentenza nella prima e unica udienza di oggi dopo meno di un'ora di camera di consiglio - ha così accolto la richiesta del pg Laura Bertolè Viale. La difesa di Berlusconi - che ha già annunciato ricorso - aveva invece chiesto di contenere la pena accessoria al minimo edittale, cioè un anno. I giudici hanno inoltre respinto le eccezioni di costituzionalità sollevate dalla difesa dell'ex premier. Lo scorso primo agosto, la Cassazione ha confermato la condanna di Berlusconi a quattro anni di reclusione, di cui tre coperti dall'indulto, nell'ambito del processo su fondi neri Mediaset, annullando però la pena accessoria a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, che comporta la decadenza da parlamentare, chiedendo alla Corte d'Appello milanese di ridefinirla in un intervallo compreso tra 1 e 3 anni. LE ECCEZIONI SOLLEVATE DALLA DIFESA Contro il verdetto di oggi, le cui motivazioni saranno depositate entro 15 giorni, i legali di Berlusconi hanno annunciato che presenteranno nuovamente ricorso in Cassazione. La difesa si appellerà perché la corte ha respinto le due eccezioni di costituzionalità che ha sollevato oggi in aula, una relativa alla legge Severino, ritenuta una duplicazione dell'articolo 28 del codice penale sull'interdizione; l'altra sull'articolo 13 della legge tributaria del 2000, che prevede che le pene accessorie si estinguano solo se prima dell'inizio del processo di primo grado l'imputato abbia pagato i suoi debiti tributari. Secondo i legali dell'ex premier, Niccolò Ghedini e Roberto Borgogno, questa norma è incostituzionale nella parte in cui non prevede l'estinzione delle pene accessorie anche quando l'imputato abbia estinto i debiti in una fase successiva al primo grado. Lo stesso Ghedini ha spiegato, al termine dell'udienza, che Mediaset ha pagato circa 11 milioni di euro al fisco per il 2002 e 2003 - gli anni per i quali Berlusconi è stato condannato - dopo la sentenza di Cassazione. Le legge Severino invece prevede la non candidabilità, o l'espulsione dal Parlamento se eletti, dei condannati per una serie di reati. In base a questa legge, all'inizio del mese, la giunta per le immunità di Palazzo Madama ha deciso a maggioranza la decadenza di Berlusconi da senatore e la questione presto passerà all'aula. L'ex premier ha parlato di decisione "indegna" per eliminare per via giudiziaria un avversario politico. Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia