Gran Bretagna, per studio da riduzione immigrazione rischio calo 11% Pil

LONDRA (Reuters) - L'impegno del governo britannico a rallentare l'immigrazione potrebbe ridurre il Pil dell'11% entro il 2060 e i contribuenti si troverebbero a dover pagare più tasse per la spesa pubblica, secondo un'inchiesta pubblicata oggi da un importante centro studi. Quello dell'immigrazione è divenuto un tema caldo in vista delle elezioni 2015 e soprattutto della fine delle restrizioni sui lavoratori provenienti da Romania e Bulgaria, il primo gennaio 2014. Il primo ministro David Cameron Aveva promesso, nella campagna elettorale del 2010, di ridurre a "decine di migliaia di persone" l'immigrazione entro il 2015, rispetto alle attuali 200.000 l'anno. Ma il dimezzamento della migrazione netta nel periodo compreso di qui al 2060 avrebbe "forti effetti negativi" sull'economia, secondo lo studio dell'Istituto nazionale della Ricerca economica e sociale, un organismo indipendente. "Il livello sia del Pil che del Pil pro capite calerebbe durante il periodo simulato rispettivamente dell'11% e del 2,7%", dice il rapporto. Inoltre, un basso numero di immigrati, che tendono a essere per la maggioranza giovani, sarebbe un significativo costo per la spesa pubblica, a causa della popolazione anziana in crescita. "Perché il budget governativo resti bilanciato, la tassazione sui redditi da lavoro dovrebbe essere aumentato di 2,2 punti percentuali, nello scenario a immigrazione ridotta". Ciò significherebbe che i salari sarebbero più bassi del 3,3% nel 2060, rispetto a uno scenario con un flusso d'immigrazione inalterato. (William Schomberg) Sul sito it.reuters.com le notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia