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Italia, Ocse: stop a calo Pil a fine 2013, ancora rischi da debito

Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni. REUTERS/Francois Lenoir (Reuters)

di Elvira Pollina MILANO (Reuters) - L'economia italiana ha interrotto il lungo percorso di contrazione nell'ultima parte di quest'anno, che verrà archiviato con una flessione del Pil pari all'1,9% dopo il -2,5% del 2012, ma resta esposta a rischi finanziari finché il debito pubblico, in salita al 133,2% del Pil l'anno prossimo, non intraprenderà una chiara traiettoria discendente. E' quanto sostiene l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nel capitolo dedicato all'Italia contenuto nel rapporto Economic Outlook, pubblicato stamane. "Nell'ultima parte del 2013 la caduta del Pil, iniziata a metà del 2011, si è interrotta", scrive l'organismo parigino. "L'Italia sta uscendo dalla recessione e nel corso del 2014-2015 le proiezioni sono per una crescita positiva grazie all'allentamento del consolidamento fiscale". Nel dettaglio, il team di economisti guidato da Pier Carlo Padoan, che ha limato al ribasso la stima del Pil 2013, indicato a -1,8% nella precedente proiezione, diffusa a settembre, prevede per il 2014 una crescita nell'ordine dello 0,6% (contro il +1,1% stimato dal governo, e lo 0,4% dell'indicazione Ocse di maggio), mentre nel 2015 il Pil salirà dell'1,4%. La ripresa, dunque, sarà "debole", e trainata essenzialmente dall'export. Dall'anno prossimo dovrebbe inoltre arrestarsi la caduta dei consumi privati grazie alle minori misure correttive sui conti pubblici, e intravvedersi una ripresa degli investimenti, ridottisi di oltre un quarto dal 2008 a oggi. Il tasso di disoccupazione, il cui forte rialzo si è arrestato a metà dell'anno, è tuttavia destinato a rimanere elevato (12,1% la stima per quest'anno, 12,4% il prossimo, mentre la media del 2012 è stata del 10,7%), dal momento che le imprese tenderanno presumibilmente ad "aumentare le ore lavorate delle persone già assunte" per far fronte alla timida ripresa dell'attività. D'altra parte, avverte l'Ocse, lo scenario di una già debole ripresa è esposto al rischio di interruzione del ciclo degli investimenti, se la salute del sistema bancario dovesse peggiorare, in quello che appare un accenno all'esito delle verifiche sulla qualità dei bilanci delle banche da parte della Bce. I rischi finanziari, inoltre, sono destinati a persistere finché il rapporto debito Pil non inizierà a scendere chiaramente rispetto al Pil. "Un'ulteriore stretta fiscale rispetto a quella preventivata da qui al 2015 ridurrebbe tale rischio", scrive l'Ocse, che, seppure in maniera morbida, suggerisce l'opportunità di una correzione dei conti pubblici più incisiva di quella prevista dalla legge di Stabilità, in fase di revisione e approvazione da parte del parlamento. Cercando di rispondere ai duri rilievi della Commissione europea, ieri il ministero dell'Economia ha rafforzato gli obiettivi della spending review, impegnandosi a raccogliere circa 32 miliardi tra il 2014 e il 2016 contro i poco più di 8 previsti dalle legge di bilancio. Rispetto a quest'ultima, l'organizzazione parigina raccomanda l'inserimento di ulteriori riduzione del cuneo fiscale in una riforma coerente e complessiva del sistema di tassazione. DEBITO IN SALITA, RESTA RISCHIO Sempre sul fronte di conti pubblici, l'Ocse riconosce al governo di aver proseguito nel percorso di aggiustamento nonostante il contesto sfavorevole. Tuttavia il deficit, confermato al 3% del Pil per quest'anno e indicato al 2,8% l'anno prossimo, contro il 2,3% stimato a maggio, non risulta in calo rispetto al 2,9% dello scorso anno, principalmente a causa della debolezza dell'attività economica. "Di conseguenza il debito pubblico in rapporto al Pil è ancora in salita, anche al netto dei contributi all'Efsf e all'Esm", i fondi europei di salvataggio. Dal 127% dello scorso anno, il debito salirà al 132,7% nel 2013 (131,7% la stima di maggio) e al 133,2% l'anno prossimo (134,3% l'ultima previsione), riprendendo la china discendente solo nel 2015, quando si porterà al 132,6%. Le stime Ocse "incorporano le restrizioni fiscali, pari allo 0,5% del prodotto interno lordo, annunciate dal governo" con la legge di Stabilità e ritenute sufficienti a consentire l'avvio di una discesa del debito. Una più rapido rientro del rapporto debito/Pil "richiederebbe di base un programma un po' più ambizioso di consolidamento". Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia